13 gennaio 2016

MUSEO DON NICOLA MAZZA DI VERONA



Anche nel 2015 è stata organizzata dall'associazione "Fili tra le mani" la visita al museo Don Mazza di Verona. E ho deciso che non potevo perdermela per due ragioni: perché non vi avevo mai fatto visita e chiunque ne decantava la bellezza delle opere e perché nel 2015, ricorrendo il bicentenario dalla nascita del suo fondatore, il museo ha promosso visite e mostre veramente interessanti.

Della vita di Don Nicola Mazza è possibile leggere sul internet.
Nasce da una famiglia di commercianti che gestisce un negozio di stoffe. A mio avviso questa cosa, unita alla sua formazione culturale e alla vocazione ecclesiastica, lo portano ad organizzare l'accoglienza di bambine abbandonate e trascurate dalle proprie famiglie, ad aprire un istituto femminile e, con il tempo, delle vere e proprie scuole e laboratori artigianali (laboratorio di fiori artificiali, la filanda, il laboratorio di ricamo in seta e oro).


Durante la visita la cosa che più mi ha colpito, oltre ai lavori presenti nelle tre sale del museo e a quelli eseguiti e confezionati dalle allieve dei corsi che si stanno tenendo in quest'ultimo periodo riunite nell'associazione "Punti d'Incontro", è stata la capacità, da parte della ex allieva, la Sig.ra Teresa, che ci illustrava la vasta raccolta di ricami, disegni e materiali, di trasmettere l'amore e la passione per l'arte del ricamo e il rispetto verso quanto fatto da Don Mazza e dalle piccole abili manine delle bambine.

Nei lavori esposti al museo è possibile ammirare e rimanere estasiati dalla perfetta creazione ed esecuzione dei particolari, tanto con l'uso appropriato di colori quanto con l'utilizzo del filato monocolore generalmente bianco o ecrù... i filati, naturali, quasi impalpabili tanto sono fini,  combinati assieme, uno per uno, uno dopo l'altro, uno sopra l'altro, formano rilievi, imbottiture, chiaro/scuri, ombre.







La tovaglia dell'altare si può annoverare tra i più antichi paramenti sacri.

L'uso di coprire con una tovaglia la tavola sulla quale si prende il cibo risale ad un epoca anteriore a quella Cristiana e, come si può vedere da numerose opere, essa non mancava certo sulla tavola dell'Ultima Cena di Gesù.

Motivi di pulizia, convenienza e venerazione per i santi Misteri lo richiedeva e comunque dopo Costantino la tovaglia ha fatto parte essenziale del corredo dell'altare: prima il cerimoniale ne voleva una sola, poi, con il passare del tempo si è arrivati a metterne tre o quattro disposte in maniera specifica. Questa moltiplicarsi di tovaglie è da ricercarsi nella grande venerazione per il sacrificio della messa e nel timore che versandosi il calice, il sangue del Signore potesse spargersi ed essere assorbito dal legno dell'altare.






La creazione e l'uso sapiente dei materiali (tele, seta, cotone, lino) e la loro trasformazione in paramenti sacri, in particolare "pannus altaris" e "vestis talaris" o "poderis", ma anche in cose per la casa e l'abbigliamento delle ricche signore che le commissionavano direttamente all'istituto, hanno fatto in modo che le mani esperte delle ricamatrici riuscissero a creare dei veri e propri capolavori.




La semplicità e l'eleganza dei disegni, a partire dagli imparaticci, detti "CAGNARETE" in veronese, e dai sampler, fino alla creazione di oggetti, i più diversi, che hanno reso gli oggetti ricamati preziosi, tant'è la perfezione esecutiva sul davanti e sul retro degli stessi, si è potuta constatare proprio durante la visita che consiglio a tuttio.


ESEMPI DI "CAGNARETE" OSSIA IMPARATICCI DI MINI PUNTO CROCE CHE SERVIVANO ANCHE COME SCHEMI O SCELTA DI MOTIVI PER L'ESECUZIONE DEI VERI E PROPRI LAVORI.

"VA TOR LA CAGNARETA CHE VARDEMO CHE FIOR RICAMARE SUL TOAROL"

Lavoro visto sul retro


Retro del punto croce



Nessun commento:

Posta un commento