13 agosto 2015

OCCHI APERTI ANCHE IN VACANZA: CAPO VATICANO E TROPEA


Bhe, diciamocelo pure: "Ma quanto bene si sta in vacanza, sdraiati sulla sdraio o nell'acqua trasparente del mare ... calabro!".
A sbirciare le sagome delle figure e i contorni della terra all'imbrunire? 
Da un senso di pace e calma. La fretta è bandita.




Senza contare le escursioni e visite che si possono fare.
Tropea, la costa degli Dei, tutto intorno è da scoprire, da vivere.
L'uso dell'automobile è indispensabile per potersi muovere: sia per visitare la costa che l'entroterra, sia per andare in spiaggia, sopratutto quando si vogliono provare spiaggette diverse ogni giorno.


Il promontorio roccioso di Capo Vaticano, che si estendeva al mattino davanti alla mia piccola casetta a San Nicolò di Ricadi, è uno spartiacque naturale tra il Golfo di Gioia Tauro e quello di Sant'Eufemia.
La leggenda vuole che nell'antichità la punta estrema del promontorio fosse abitata da una profetessa - Manto -  alla quale si rivolgevano i naviganti prima di avventurarsi tra i vortici di Scilla e Cariddi. Lo stesso Ulisse, scampato ai pericolosi scogli, avrebbe chiesto a Manto informazioni circa la prosecuzione del suo viaggio.
In effetti VATICANO deriva da VATICINIUM che significa "responso dell'oracolo" e, proprio davanti  al promontorio, sosta lo scoglio che porta il nome di MANTINEO - dal greco "MANTEUO", ossia "indovinare / predire".











Il mare che circonda Capo Vaticano è un luogo ideale per chi pratica le immersioni subacquee ma non è da meno per chi, come me, si limita a scoprire la fauna ittica vicina alla costa con maschera e boccaglio.



E poi uno dei porti di Ercole il quale, di ritorno dalla Spagna (Colonne d'Ercole), si fermò sulla Costa degli Dei proprio a Tropea, la perla del Tirreno.




Imponente e austera la chiesa di Santa Maria dell'Isola che troneggia su una vasta rupe di roccia e si rispecchia sull'azzurro del mare, antico santuario benedettino esistente fin dal 370 d.c., per secoli rifugio di eremiti e naviganti, prima non era collegata alla terraferma. Il santuario è raggiungibile grazie ad una scalinata ricavata nella roccia dell'isolotto e nei giorni più limpidi offre un panorama invidiabile e la possibilità di intravedere le isole Eolie, in particolare lo Stromboli, e la Sicilia con il maestoso Etna.

Le spiagge che si trovano sotto la rupe di Tropea sono bianchissime ed in contrasto con il mare che varia nei suoi colori dall'azzurro intenso al turchese.
Spiaggia "Cannone", una spiaggia che mio figlio adora, è forse la più piccola e meno conosciuta, dietro il molo nord del porto turistico, è separata dalle altre spiagge dallo scoglio di San Leonardo.
La spiaggia "della Rotonda" ha alle spalle quasi 60 mt di roccia e il centro storico. E' una spiaggia anche attrezzata che offre servizi vari e alla quale si accede dal centro di Tropea, grazie alla scalinata dei "Carabinieri" e alla strada "Porta Nuova".
La spiaggia "Isola Bella", a sinistra dello scoglio, è piccola ma particolarmente suggestiva proprio grazie alla rocca. Il giorno di ferragosto da qui parte la tradizionale processione della Madonna del Mare.

 

  
Spiaggia della Rotonda


Il centro storico è pieno di piccole botteghe artigianali - del legno, del ferro e della terracotta - negozi con noti prodotti tipici locali - olio d'oliva, uova fresche, frutta secca e di stagione, salami piccanti detti N'duja, cipolle rosse di Tropea I.G.P. e tutti i suoi derivati, come la marmellata, pesce - e ristorantini.




Tante le stradine strette che si aprono su piccoli piazzali; molti i palazzi che si affacciano a strapiombo sul mare; tante le finestre e i balconi ornati dai "nasocchi" portafortuna.

  

 

Molto suggestiva è la storia di Santa Domenica di Tropea le cui spoglie sono conservate nella cattedrale di Tropea e la cui commemorazione avviene ogni 6 luglio con la processione per le vie del paese

Durante la manifestazione, oltre ai classici fuochi d'artificio, si può assistere allo spettacolo pirotecnico chiamato "ballo del camiuzzu i focu" ossia "ballo del cammello di fuoco": si tratta di un fantoccio di cartapesta, guarnito di fuochi pirotecnici che balla nella piazza e simboleggia gli esattori che in epoca saracena, su di un cammello appunto, percorrevano le vie dei paesi per riscuotere le tasse, finché non arrivarono i normanni a liberare la popolazione oppressa.


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