20 agosto 2015

OCCHI APERTI ANCHE IN VACANZA: LE ISOLE EOLIE



Da Capo Vaticano e da Tropea si possono fare delle bellissime gite in barca: è possibile navigare lungo la Costa degli Dei oppure spingersi più in là verso le isole Eolie. Diverse, infatti, sono le compagnie di navigazione turistica che propongono tour organizzati verso uno o più centri eoliani.

Noi abbiamo optato per il classico giro Stromboli-Lipari e Vulcano.

La prima cosa che ho visto dal traghetto è il famoso isolotto vulcanico di Strombolicchio, che con un'estensione di appena  3000 metri quadri, si trova a circa 1,5 Km a nord est di Stromboli. E' un'isola totalmente priva di acqua e terreno coltivabile, con ripide scogliere a picco sul mare.

Secondo una leggenda tramandata dagli abitanti di Stromboli, Strombolicchio sarebbe il tappo del vulcano, lanciato in mezzo al mare durante una violenta eruzione. Lo scoglio era originariamente alto 57 metri sul livello del mare, ma quando iniziarono i lavori di costruzione del faro, nel 1920, venne spianata la cima per realizzare la terrazza. I lavori furono ultimati nel 1926, fu realizzata una scala di oltre 200 scalini e l'altezza fu ridotta a 49 metri.
Il primo farista che fece funzionare e comandare il faro fu inviato  solo nel 1938, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.




Ed ecco l'isola di Stromboli - Struògnuli in siciliano, dal greco antico Stroggýlē, Στρογγύλη ossia "rotondo" - l'isola più settentrionale delle Eolie che si estende su una superficie di 12,2 Km.

Il vulcano, esplosivo e attivo, di Stromboli è alto 926 metri sul livello del mare e raggiunge una profondità di 1300-2400 metri sotto il livello del mare.
Le eruzioni del vulcano avvengono con una media di circa una ogni ora.
I parossismi, invece, sono delle violente e improvvise esplosioni durante le quali avviene l'emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli che possono interessare anche le zone abitate dell'isola.
L'ultimo evento parossistico è avvenuto nel marzo 2007 (poco prima della mia precedente visita!).




Arrivati sull'isola siamo risaliti verso piazza San Vincenzo con il suo belvedere e la pasticceria "Ingrid", in tipico stile isolano con pilastri, mattonelle artigianali, tavoli e pavimenti in pietra lavica dipinti a mano, che ci ha deliziato con i suoi dolcetti di pura pasta di mandorla e le granite.



 




E poi giù: si perchè non si può andar via da Stromboli senza essersi bagnati i piedi nella sua acqua cristallina che di spalma sull'acciottolato nero della spiaggia.






Ci siamo quindi avviati verso Lipari il centro amministrativo (ha sede il Comune) di sei delle sette isole Eolie (Lipari, Vulcano, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi).
L'isola, già nota con il nome di Lipara (Λιπάρα, da λιπαρός in antico greco) che significa grasso, untuoso e per estensione, ricco e fertile, in antichità fu chiamata anche Milogonide o Meligunide (milogonis o Meligunis, Μελιγουνίς). 

Siamo scesi nella piazza di Marina Corta, sovrastata dalla rocca con il Castello di Lipari.





Nonostante il tempo stesse cambiando abbiamo deciso di avventurarci lungo le vie di Lipari e verso il castello.

La cinta muraria che divide Marina Lunga da Marina Corta è un complesso sistema difensivo che costituisce la Cittadella Fortificata conosciuta anche come Civita.

Affascinante la facciata della Cattedrale di San Bartolomeo che si presenta, al centro del colle, contornata di reperti archeologici, sovrastante una scenografica scalinata.
La cattedrale di San Bartolomeo è la costruzione più antica edificata dai Normanni intorno al 1100, ricostruita dagli spagnoli intorno al 1544. L'attuale facciata è datata 1861.
E' possibile raggiungerla anche attraverso la Porta Carraia del castello, percorso che noi invece scendendo.
Il museo archeologico regionale eoliano si trova nei pressi del Castello ed è intitolato a Luigi Bernabò Brea, archeologo e soprintendente in Sicilia Orientale. E' costituito da 40 sale e suddiviso in diverse sezioni





E tra i colori dei negozi pieni di candida pomice, nere pietre laviche e il giallo acre dei sassi di zolfo (tanto che sembrano quasi l'imitazione degli esotici negozi di spezie dei paesi affacciati sull'oceano indiano!) abbiamo assaporato i fantastici arancini siculi e ci siamo riempiti lo zaino di delizie tipiche come i capperi delle eolie, i cucunci (il frutto della pianta del cappero), il vino malvasia e tanti piccoli dolcetti per lo più di mandorle.




Ma ecco che, passeggiando un po' con il naso all'insù, mi si para davanti un telaio... un telaio?

Forse la tela di lino e le sfilature che sto eseguendo in questo periodo mi mancano più del previsto? Mi sono presa solo una piccola pausa dai miei lavori e già non posso farne a meno?

No, si tratta proprio di un telaio, sul marciapiede davanti la vetrina di "La Brebis Noire", negozio della Sig.ra Florence Quellien che esegue lavori di tessitura a mano e tiene corsi in loco.


http://www.florencequellien.it/           http://florencequellien.blogspot.it/





E poi il ritorno - improvviso e un po' malinconico, considerato che non siamo stati a Vulcano (la mia isola preferita) per l'unico giorno di brutto tempo e mare molto mosso - verso la Costa degli Dei.





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