28 agosto 2015

OCCHI APERTI ANCHE IN VACANZA: PIZZO CALABRO E PIEDIGROTTA


Questo è il terzo e ultimo post della serie "Occhi aperti anche in vacanza" dedicato alle bellezze di Capo Vaticano e dintorni. 
Un po' mi dispiace perchè sta a significare che le vacanze sono finite e i giorni volati via velocemente; d'altro canto però mi sono divertita a ricordare, una volta a casa, i luoghi che ho visitato e a descriverli sperando di aver stuzzicato la fantasia e la voglia di viaggiare e vedere le bellezze dell'Italia di chi sta leggendo...
Mi sono ripromessa, comunque, di postare la prossima volta, qualche lavoro portato avanti durante l'estate.


Ecco quindi una visione d'altri tempi? 
No si tratta di uno, come tanti, scorci che si possono ammirare a Pizzo Calabro, cittadina nota per il suo tartufo - il tartufo di Pizzo - ma anche per il suo castello aragonese, le vicende del Re Gioacchino Murat come per la chiesetta di Piedigrotta.

  


Una visita merita di sicuro il castello aragonese, detto anche castello di Murat, eretto nel XV sec. da Ferdinando I^ di Aragona. La "terra del Pizzo" passò poi di mano in mano fino a quando, nel 1806 per Decreto del re Giuseppe Napoleone, fu abolita la feudalità con tutte le sue attribuzioni e prerogative e spesso sollevata la questione del diritto di proprietà tra il Comune e il Genio Militare.
Dal 3 giugno 1892 la parte del castello che rimase al Comune di Pizzo Calabro fu dichiarata "Monumento Nazionale".




La storia del Castello, oggi, è conosciuta soprattutto per la morte del re di Napoli Gioacchino Murat tanto che nelle varie stanze si rappresentano diversi momenti della sua detenzione e di quella dei suoi uomini e molte sono le attività culturali e le rievocazioni inerenti l'argomento.



E dopo una bella passeggiata nella piazza centrale di Pizzo, dove si viene bonariamente invitati a servirsi in una o nell'altra pasticceria per assaggiare la specialità del posto (noi siamo andati sia da Raffaele che da Ercole), ossia il tarfufo-gelato, si possono scoprire le strette vie del centro per lo più in salita (o discesa), dissetarsi alla splendida fontana detta "di Garibaldi" o scendere verso il mare.







 



La cooperativa Kairos oltre a gestire il museo del castello aragonese di Pizzo, si occupa anche della chiesetta di Piedigrotta, altro fiore all'occhiello del territorio di Pizzo Calabro.
L'unico appunto che si può fare riguarda l'insegna indicativa per la chiesetta di Piedigrotta, tanto è piccola, anche se si trova lungo una strada statale. 


 


La chiesetta è interamente scavata nella roccia di tufo e arriva quasi fino al mare. Anche i gruppi scultorei al suo interno sono scolpiti direttamente nel tufo.

Si dice che intorno alla metà del XVII secolo una nave napoletana con a bordo il quadro della Madonna di Piedigrotta venne colta da una violenta tempesta. Questa si schiantò contro la scogliera ma l'equipaggio al completo riuscì a raggiungere a nuoto la riva, come si arenò sulla spiaggia la campana di bordo datata 1632 e il quadro della Madonna.
La baia era a quel tempo frequentata da scalpellini che vi si recavano per tagliare grossi blocchi di roccia sedimentaria utilizzata per costruzioni edili e assieme ai marinai ingrandirono la grotta naturale lì esistente per farne una chiesa dedicata alla Madonna e dove riporre il quadro dedicato alla stessa.



Le immagini che vi lascio a conclusione di questo post descrivono perfettamente la bellezza della chiesetta.




 









Nessun commento:

Posta un commento